Le vicende della città di Roma, l'Urbe, sono fatte di uomini, re e imperatori che la resero grande per secoli. I primi a contribuire alla sua ascesa furono coloro che ne scelsero la posizione geografica, fondando i loro primitivi villaggi al centro della penisola, nelle vicinanze del mare e sulle sponde del grande fiume Tiberino. Prima di allora non fu l’uomo, ma la storia geologica a essere protagonista della scena, con un incessante susseguirsi di processi naturali. Tra questi, un ruolo importante è stato svolto dalle glaciazioni che si sono ripetute sul nostro pianeta nell’ultimo milione di anni. Come gli archeologi hanno ricostruito la storia di Roma attraverso lo studio delle sue vestigia e di antichi documenti, così la storia delle glaciazioni è stata ricostruita attraverso lo studio delle testimonianze geologiche in quest’area. Le sequenze sedimentarie deposte dal Tevere in prossimità del suo delta hanno infatti rivelato come l’area romana sia un laboratorio naturale nel quale convergono elementi geografici e geologici che hanno permesso ai cicli glaciali e interglaciali di lasciare un segno tangibile del loro alternarsi. Nell’ultimo milione di anni sono state dieci le epoche glaciali che hanno interessato le latitudini medio-alte dell’emisfero boreale. In poche decine di migliaia di anni, ghiacciai e coltri glaciali raggiunsero cospicui spessori, spianando il paesaggio dell’Europa centro-settentrionale e degli Stati Uniti centro-settentrionali. Ognuna di queste fasi ebbe poi improvvisamente termine, e in poche migliaia di anni i ghiacciai si ritirarono fino a recuperare una configurazione simile a quella attuale. In concomitanza di ogni periodo glaciale avvenne un abbassamento del livello medio degli oceani, per il fatto che grandi quantità d’acqua erano sottratte al ciclo idrologico planetario e trattenute dalle coperture glaciali polari e continentali. È stato stimato che per ogni glaciazione si è verificato un abbassamento di oltre 100 metri del livello globale degli oceani con la conseguente emersione di grandi porzioni di territorio.
I caratteri particolari che hanno fatto dell’area romana un luogo ideale per questa ricerca possono essere riassunti in tre punti: prima di tutto la prossimità alla costa tirrenica rese quest’area particolarmente sensibile agli effetti delle variazioni del livello del mare. In secondo luogo la presenza di due grandi distretti vulcanici ha distribuito numerosi livelli di ceneri, scorie e lapilli all’interno delle successioni sedimentarie, permettendo la loro datazione con il metodo degli isotopi. Infine, il succedersi di una serie di sollevamenti, probabilmente connessi con la nascita e l’evoluzione dei vulcani e con la risalita di imponenti volumi di magma, ha determinato la deposizione dei cicli sedimentari a quote diverse, esponendoli alla vista e facilitandone lo studio.
Sono state identificate le diverse successioni sedimentarie nell’area romana e al loro interno sono stati campionati sottili livelli di materiale vulcanico che ne hanno permesso la datazione. Attraverso il riconoscimento dei diversi cicli sedimentari deposti dal Tevere e dai suoi affluenti e la determinazione della loro cronologia si è arrivati a ricostruire l’evoluzione geologica dell’area romana nell’ultimo milione di anni.
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